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Per l’ennesima volta dobbiamo denunciare come si continui a dare spazio alla retorica degli studenti prodigio, in questo caso su un Giornale locale.
É la volta di una studentessa che ha conseguito la laurea “con un anno di anticipoâ€.
In che modo questo dovrebbe essere un modello per gli studenti?
Non tutti hanno hanno le stesse possibilità . Mettiamocelo in testa.
Continueremo a ripetere che tutte le nostre vite sono complesse, la quodianità di studentesse e studenti è ben diversa.
La cultura della competizione e dell’eccellenza è un processo che caratterizza l’epoca che stiamo vivendo nel mondo della formazione e del lavoro.
Una cultura che genera pressione e stress, un sistema che prova a farci percepire una perfezione che non esiste davvero.
Non può esistere meritocrazia in un sistema di forti disuguaglianze sociali come il nostro.
Dobbiamo formarci con l’obiettivo di crescere e imparare, di provare ad essere la migliore versione di noi stessi.
Non vogliamo una società che ci chiede sempre di correre più degli altri.
La cultura dell’eccellenza e della competizione – o Hustle Culture – è nociva, va combattuta, a partire dalla nostra Università .
La Ministra Bernini in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico ha parlato di “coltivare i talentiâ€, ma i talenti di chi? Non una parola sui potenziali talenti di chi viene puntualmente lasciato indietro.
Un talento non viene definito sicuramente dalla velocità del proprio percorso di studi nè da una lode, nè da un voto numerico.
Troppo facile dimenticarsi così velocemente dei troppi suicidi di studenti che non ce l’hanno fatta perchè credevano di aver fallito.
Davanti ad una generazione che soffre, non possiamo tacere.
Serve costruire un percorso accademico in grado di insegnarci che siamo persone, non macchine.
Per questo saremo sempre al fianco degli studenti che si sentono soli, che si sentono oppressi.
Mentre la narrazione giornalistica continua a concentrarsi su pochissimi casI di studenti prodigio, noi saremo dall’altra parte a dire che chi incontra maggiori ostacoli nel proprio percorso, non vale meno degli altri.
Abbiamo un’idea chiara di come migliorare le scuole e le università , per rispondere ad un allarme sul benessere psicologico. Martedì 22 Marzo come UDU – Unione degli Universitari, insieme alla Rete degli Studenti Medi e allo Spi Cgil Nazionale, abbiamo presentato la nostra proposta di Legge sul benessere psicologico alla Camera dei Deputati.
I dati che abbiamo raccolto con la campagna Chiedimi Come Sto raccontano di una generazione che sta male.
La nostra legge chiede alla Politica l’istituzione di un servizio di assistenza psicologica scolastica e universitaria, dei percorsi di prevenzione rivolti agli studenti; l’istituzione di sportelli di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counseling, ma non solo.
Vogliamo percorsi di supporto e formazione specifica anche per docenti. Abbiamo bisogno di una vera educazione alla salute e all’emotività rivolta alla comunità studentesca.
Bisogna rompere lo stigma.
Noi abbiamo presentato le nostre proposte e le abbiamo consegnate alle parti politiche del nostro Paese. Ora tocca alla Politica ascoltare le nostre richieste, alla comunità accademica e ai giornali il compito di interrompere una narrazione completamente sbagliata.